PRP e I-PRF a confronto: differenze, vantaggi e applicazioni

Negli ultimi anni, la medicina estetica rigenerativa ha fatto enormi progressi, offrendo trattamenti sempre più naturali ed efficaci. Tra i più noti troviamo il PRP (Platelet-Rich Plasma) e l’I-PRF (Injectable Platelet-Rich 3): due metodiche che sfruttano componenti del sangue del paziente per stimolare la rigenerazione dei tessuti e migliorare l’aspetto della pelle.

Anche se spesso citati insieme, PRP e I-PRF non sono la stessa cosa. Cambiano la preparazione, la modalità di rilascio dei fattori di crescita e anche i risultati ottenibili a seconda dell’indicazione clinica o estetica. Capire bene queste differenze è fondamentale per scegliere il trattamento più adatto alle proprie esigenze.

In questo articolo mettiamo PRP e I-PRF a confronto, analizzando composizione, benefici, limiti e principali applicazioni, con un linguaggio chiaro e adatto anche a chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di trattamenti.

Che cosa sono PRP e I-PRF: definizione, composizione e origini biologiche

Il PRP (Plasma Ricco di Piastrine) e l’I-PRF (Plasma ricco di Fibrina Iniettabile) sono trattamenti di medicina rigenerativa autologa, ovvero derivati dal sangue del paziente stesso. Entrambi sfruttano le proprietà delle piastrine per stimolare i processi naturali di riparazione dei tessuti, ma si differenziano per composizione e comportamento biologico.

Il PRP è una soluzione liquida ottenuta tramite centrifugazione del sangue a velocità elevata. Questo processo separa il plasma ricco di piastrine da globuli rossi e bianchi, consentendo l’estrazione di una componente altamente concentrata in fattori di crescita, utili per la rigenerazione cellulare e la stimolazione del collagene.

L’I-PRF, invece, viene ottenuto con un processo di centrifugazione più lento e delicato, senza l’uso di anticoagulanti. Il risultato è una sospensione più densa, composta da fibrina, piastrine e cellule staminali, che crea un effetto gelificante una volta iniettata. Questo permette un rilascio graduale e prolungato dei fattori di crescita, offrendo un’azione rigenerativa più estesa nel tempo.

Dal punto di vista biologico, entrambi i trattamenti sono biocompatibili e sicuri, poiché si basano sul materiale ematico del paziente stesso. Non vi è rischio di rigetto o reazioni allergiche, il che li rende particolarmente adatti anche per pelli sensibili o pazienti con intolleranze a sostanze sintetiche.

Il PRP ha una composizione più fluida, che lo rende adatto a trattamenti superficiali e diffusi. L’I-PRF, grazie alla presenza della fibrina, ha una consistenza più strutturata, utile per trattamenti localizzati, volumizzanti o combinati con filler naturali.

Comprendere la differenza nella loro composizione è il primo passo per capire quando scegliere l’uno rispetto all’altro, in base all’obiettivo clinico o estetico.

Differenze tra PRP e I-PRF: preparazione, consistenza e rilascio dei fattori di crescita

Sebbene PRP e I-PRF abbiano lo stesso obiettivo — stimolare la rigenerazione dei tessuti — le loro differenze tecniche e funzionali sono sostanziali. Tutto comincia dal modo in cui vengono preparati.

Il PRP si ottiene attraverso una centrifugazione veloce, che separa il plasma dalle altre componenti del sangue. Viene poi raccolta la parte più ricca di piastrine, in forma liquida. Per funzionare, spesso viene attivato con calcio gluconato o altre sostanze per stimolare il rilascio immediato dei fattori di crescita. Una volta iniettato, il PRP agisce in modo rapido ma limitato nel tempo, poiché i fattori si liberano in modo quasi istantaneo.

L’I-PRF, invece, si prepara con una centrifugazione più lenta e senza anticoagulanti, mantenendo intatti globuli bianchi, piastrine e cellule progenitrici. Questo processo genera una sospensione più viscosa che, una volta iniettata, forma una rete tridimensionale di fibrina capace di trattenere i fattori di crescita e rilasciarli in modo graduale per 7-10 giorni. Questo prolungamento dell’attività rigenerativa è uno dei principali punti di forza dell’I-PRF.

Un’altra differenza riguarda la consistenza del materiale. Il PRP ha una texture completamente liquida, ideale per microiniezioni superficiali, biostimolazione diffusa o combinazioni con altri trattamenti. L’I-PRF ha una consistenza più densa e collosa, che consente anche un leggero effetto volumizzante e una maggiore aderenza ai tessuti, rendendolo utile in trattamenti più mirati o profondi.

Sul piano clinico, questo si traduce in approcci differenti: il PRP è indicato quando si vuole un’azione rapida e stimolante, mentre l’I-PRF è preferibile quando si cerca un effetto rigenerante più stabile e duraturo nel tempo.

Capire queste differenze permette di scegliere con maggiore consapevolezza il trattamento più adatto al tipo di pelle, all’obiettivo estetico e alla risposta individuale.

Vantaggi e svantaggi di PRP e I-PRF nei trattamenti estetici

Il PRP e l’I-PRF offrono entrambi interessanti opportunità nel campo della medicina estetica rigenerativa, ma rispondono a logiche d’uso differenti per composizione, durata dell’effetto e modalità di applicazione.

Il PRP si caratterizza per la sua consistenza liquida, che lo rende facilmente iniettabile e adatto a trattamenti superficiali e diffusi. È particolarmente indicato per biostimolazione del viso, prevenzione dell’invecchiamento, stimolazione del cuoio capelluto e come supporto ad altri trattamenti come laser o microneedling. Il rilascio dei fattori di crescita è immediato, per cui la pelle inizia a rispondere subito dopo la seduta.

Questa azione rapida comporta anche una minore durata nel tempo. I pazienti che scelgono il PRP devono spesso sottoporsi a più sedute ravvicinate per consolidare e mantenere i risultati, in particolare nei protocolli anti-aging.

L’I-PRF presenta un approccio differente. La sua composizione più densa e ricca di fibrina consente un rilascio graduale dei fattori rigenerativi nell’arco di più giorni. Questa caratteristica si traduce in un’azione più profonda e prolungata, con effetti che si estendono oltre la singola seduta. La consistenza gelificata favorisce anche un effetto riempitivo naturale, utile nelle zone in cui si desidera un leggero sostegno ai tessuti, come palpebre rilassate, solchi naso-genieni o contorno labbra.

Questo tipo di trattamento richiede una certa rapidità d’esecuzione, perché l’I-PRF tende a solidificare in tempi brevi dopo la centrifugazione. 

Per questo motivo, è essenziale che sia eseguito in ambienti attrezzati e in possesso della autorizzazione del centro trasfusionale di zona, delle apparecchiature a doppia certificazione che la normativa prevede e da professionisti esperti, in grado di garantire la corretta manipolazione del materiale.

Il PRP si presta a protocolli veloci e adatti anche ai pazienti più giovani, mentre l’I-PRF offre una soluzione più strutturata per chi cerca risultati duraturi, meno interventi nel tempo e un’azione rigenerativa più intensa.

Quando scegliere PRP o I-PRF: indicazioni e applicazioni pratiche

La scelta tra PRP e I-PRF dipende dall’obiettivo estetico, dall’area da trattare e dalle caratteristiche individuali del paziente. Ogni metodica offre vantaggi specifici che possono essere valorizzati in contesti diversi.

Il PRP è consigliato nei casi in cui si desidera una stimolazione generale della pelle, soprattutto in pazienti giovani o con invecchiamento cutaneo lieve. Viene spesso utilizzato per prevenzione del rilassamento, miglioramento della texture cutanea, riduzione delle occhiaie e stimolazione della crescita dei capelli. Grazie alla sua composizione liquida, è adatto a trattamenti diffusi come viso, collo, décolleté e cuoio capelluto.

Il PRP capillare, in particolare, è uno degli impieghi più comuni: viene iniettato con micro-ago nelle zone diradate per stimolare la riattivazione del bulbo pilifero e rallentare la caduta dei capelli. Nella zona viso, può essere utile anche in combinazione con trattamenti come radiofrequenza, laser frazionato o microneedling, potenziandone l’effetto rigenerativo.

L’I-PRF viene scelto soprattutto quando si vuole intervenire in modo più mirato e strutturato, ad esempio su palpebre rilassate, solchi profondi, cicatrici post-acne o zone di perdita di volume iniziale. La sua consistenza più densa e la capacità di rilasciare i fattori di crescita in modo continuo lo rendono adatto a situazioni che richiedono un’azione profonda e costante nel tempo.

Anche nella rigenerazione del cuoio capelluto, l’I-PRF può essere una valida alternativa, soprattutto nei casi in cui il PRP non ha dato i risultati attesi o si cerca un protocollo più evoluto, con minori sedute e maggiore stabilità nel risultato.

In estetica avanzata, i due trattamenti possono anche essere combinati nello stesso ciclo, sfruttando le caratteristiche specifiche di ciascuno. Ad esempio, PRP per il viso e I-PRF per il contorno occhi o le zone più segnate.

Affidarsi a un medico esperto consente di valutare la situazione cutanea in modo completo e personalizzare la scelta tra PRP e I-PRF in base alle esigenze reali del paziente, ottenendo risultati più efficaci e duraturi.

Cosa aspettarsi: sedute, risultati e durata degli effetti

Chi si sottopone a un trattamento con PRP o I-PRF deve avere aspettative realistiche: non si tratta di soluzioni immediate o definitive, ma di protocolli che agiscono in modo graduale, stimolando i processi biologici naturali della pelle.

Nel caso del PRP, è comune iniziare con un ciclo di 3 sedute a distanza di circa 30 giorni l’una dall’altra, seguito da richiami ogni 4-6 mesi per mantenere l’effetto. Dopo la prima seduta, la pelle può già apparire più tonica e luminosa, ma i risultati reali si consolidano nel tempo, man mano che aumenta la produzione di collagene e si attivano i processi rigenerativi.

Con l’I-PRF, la risposta è spesso più lenta ma più duratura. È possibile ottenere benefici anche dopo una o due sedute, a seconda dell’area trattata e della qualità della pelle. Il rilascio prolungato dei fattori di crescita consente di ridurre la frequenza dei trattamenti, rendendolo adatto anche a chi cerca soluzioni meno impegnative nel lungo periodo.

Entrambe le tecniche sono poco invasive e ben tollerate. Dopo il trattamento possono comparire rossori, gonfiore o piccoli ematomi nella zona di iniezione, ma si risolvono in genere in 24–48 ore. Il ritorno alle normali attività è quasi immediato.

I risultati variano da persona a persona. Fattori come età, stile di vita, esposizione al sole, fumo e skincare quotidiana influenzano direttamente l’efficacia e la durata dell’effetto. 

Entrambi i trattamenti non sostituiscono la chirurgia o i filler volumizzanti nei casi avanzati, ma rappresentano una soluzione rigenerativa valida per chi desidera prevenire l’invecchiamento o trattare segni iniziali in modo naturale, progressivo e personalizzato.

Conclusione

Il confronto tra PRP e I-PRF evidenzia due approcci rigenerativi diversi ma complementari. Entrambi derivano dal sangue del paziente e sono trattamenti sicuri, naturali e ben tollerati, pensati per stimolare il ringiovanimento cutaneo e migliorare la qualità della pelle senza ricorrere a soluzioni invasive.

Il PRP offre una stimolazione rapida, utile per biostimolazione diffusa e trattamenti frequenti, mentre l’I-PRF garantisce un rilascio prolungato dei fattori di crescita, ideale per chi cerca risultati più profondi e duraturi. La scelta tra i due dipende dall’area da trattare, dall’età, dalle condizioni della pelle e dagli obiettivi estetici individuali.

Affidarsi a un professionista esperto è il modo migliore per stabilire quale trattamento rigenerativo sia più indicato, personalizzando il percorso in base alle esigenze reali del paziente.